Il 7 novembre del 2009, ossia 14 anni fa, la scomparsa a Feroleto Antico dell’educatrice ed insegnante Brigida Astorino. Voglio ricordarla con l’articolo che segue pubblicato diversi anni fa. Brigida Astorino, una donna energica, forte, determinata ma soprattutto molto legata al paese. Quando era nel pieno della malattia tutti i suoi amici gli hanno dedicato – grazie alla amorevole iniziativa della figlia Serafina – un pensiero, una poesia, un aneddoto poi racchiusi in un libro regalatogli a conclusione del suo “forzato pensionamento scolastico” .
Riporto qui di seguito quello che allora scrissi su di lei e a seguire una sua poesia dal momento che Brigida era molto legata al paese ed alla conservazione del dialetto locale.
“Cara Brigida, probabilmente questo che stai vivendo è uno dei giorni non dico più sereni o più tristi della tua vita ma sicuramente uno dei giorni più significativi ed incancellabili dal tuo cuore poiché ci si trova d’innanzi ad un bivio: da una parte un passato vissuto con molta dedizione e molte soddisfazioni verso gli altri pur se tra mille difficoltà e, dall’altra, un futuro dove bisogna costruire tutto dal principio se si vuole continuare a lasciare un segno positivo di se negli altri! E tu non sei sicuramente una persona che si arrende facilmente e che una volta in pensione lascia la spugna dedicandosi completamente solo ed esclusivamente agli affetti familiari. Questo lo so per certo, abbiamo già avuto modo di parlarne.
Comunque, cara Brigida, io e te ci conosciamo da tantissimi anni, ma ho cominciato a conoscerti meglio e a scoprire le tue potenzialità solo dal 1989 in poi, da quando ricoprivi il ruolo di assessore comunale ed hai iniziato ad interessarti a Feroleto Antico e alle sue tradizioni. Non che prima non lo facevi ma molti di noi non ne erano a conoscenza, così come il sottoscritto. Ebbene si, esattamente vent’anni fa ho iniziato a fare le mie prime pubblicazioni ed è proprio in quell’anno che la nostra amicizia ha cominciato a rinvigorirsi. Prima ci conoscevamo solo di vista, mai avevamo avuto occasione di scambiare qualche parola o di lavorare insieme su qualcosa. Ma in quell’occasione- io nella veste di giovane autore e tu in quella di vicesindaco- abbiamo iniziato a creare qualcosa di nuovo per il paese, qualcosa di fondamentale importanza per lo sviluppo della comunità: un nuovo modo di fare cultura. Per tre anni di seguito ( 1989, 1990 e 1991) insieme abbiamo organizzato la presentazione di ben tre miei libri, uno di poesie, uno di storia locale ed uno di racconti e poi negli anni seguenti , dopo aver aperto questa strada letteraria, anche altre persone si sono unite a noi contribuendo a promuovere iniziative culturali di un certo livello facendo emergere il paese nel circondario ed in tutta la regione. Ma l’avvenimento che ricordo meglio e che credo sia in me che in te abbia lasciato ricordi incancellabili è la pubblicazione del primo libro di storia locale sul paese “Feroleto Antico, il passato il presente” anche perché su questo lavoro c’è stata la tua volontà a voler far emergere il paese dall’isolamento culturale impegnandoti affinchè questo primo lavoro venisse pubblicato ed organizzando una presentazione con la partecipazione di nomi molto importanti della cultura calabrese come lo scrittore Sharo Gambino scomparso di recente o il nostro compaesano David Donato trasferitosi a Pizzo e che pochi mesi fa ci ha lasciato anche lui. Comunque fu proprio da quel successo che in paese presero piede tante altre iniziative che ci hanno accompagnato anche dopo la tua parentesi politica. Ti sei sempre interessata alla salvaguardia delle tradizioni locali, degli usi e costumi del luogo sia all’interno della scuola materna – che tu hai considerato la tua seconda famiglia – e sia nell’ambito del paese con la tua costante e qualificata presenza a tutte quelle iniziative che hanno cercato di valorizzare Feroleto Antico. Sei stata e lo sei ancora, anche in questo periodo più difficile della tua vita, una donna energica, decisa e che porta sino in fondo le iniziative intraprese. Con i ragazzi della scuola materna hai portato a termine tantissimi bei progetti promossi sul territorio locale invogliandoli ad amare il paese attraverso la riscoperta delle sue tradizioni, delle sue contorte “vinelle” più nascoste e caratteristiche, attraverso lo studio e l’apprendimento del dialetto locale, del costume feroletano, ma anche attraverso il gioco, lo studio e la riscoperta dei valori più forti come l’amore e l’amicizia. La tua sensibilità di madre e di insegnante l’hai anche espressa attraverso le tue poesie in dialetto feroletano con la pubblicazione di quel tuo libro dal titolo “A speranza de cangiare” dove mi hai permesso di fare una piccola introduzione e dove viene delineato in modo forte e chiaro il tuo amore verso questo piccolo e grazioso paese ma molto sfortunato. Infatti nell’ultima parte della tua raccolta di poesie – come scrissi allora – viene rievocata la bellezza del luogo, il suo glorioso passato, la bontà della sua gente ma anche le numerose difficoltà che ne hanno impedito un serio sviluppo. Un paese dove molta gente è stata costretta a partire emigrando al nord ma dove emerge anche la volontà tua di restare in questo luogo perché convinta di poter creare qualcosa di positivo aiutando il paese ad emergere dalle sue molteplici difficoltà.
Credo che io e te abbiamo in comune questo grande amore verso il paese, questo innato desiderio di vivere ed investire in questo luogo le nostre energie e le nostre esperienze pur sapendo che le speranze di cambiarlo sono poche pur sapendo che non riusciremo ad ottenere grandi risultati ma forse solo a smuovere qualche pietra liberando il terreno fertile che c’è sotto e che in futuro potrà servire alle nuove generazioni a far crescere qualche germoglio capace di creare le basi per un paese migliore.
Certo, le critiche non mancano mai nei nostri paesi e solitamente accade che quando uno si impegna per il bene della comunità viene aspramente criticato, ma tu continua ad andare avanti per la tua strada, continua a far germogliare tanti piccoli semi che un giorno daranno dei benefici più grandi di quanto noi oggi possiamo immaginare.
Poco tempo fa, quando sono venuto a trovarti per darti gli auguri di Natale, mi hai comunicato che questo sarebbe stato il tuo ultimo anno di insegnamento e poi saresti andata in pensione, ma nello stesso tempo mi hai comunicato i tuoi progetti futuri sempre riguardanti i bambini e facendomi comprendere che in realtà non saresti mai andata in pensione ma avresti continuato la tua opera educativa verso i ragazzi con altre attività legate alla parrocchia; tra queste la realizzazione di un laboratorio dove poter praticare ed insegnare ai ragazzi alcune attività ludiche come il bricolage, il disegno, oppure un piccolo doposcuola per i ragazzi bisognosi di aiuto in alcune materie scolastiche. Questo a dimostrazione del fatto che quando si ama un lavoro non lo si vorrebbe smettere mai di praticarlo, e tu hai talmente amato i bambini tanto da non riuscire ad accettare l’idea di andare in pensione e stare lontano da loro, ed ecco che così hai pensato a questo laboratorio. Ma la cosa che più sorprende di te è la forza di volontà, questa tua testardaggine a portare in fondo i tuoi progetti malgrado i tuoi innumerevoli impegni di mamma e di moglie, malgrado la tua malattia, malgrado la tua stanchezza fisica più che psicologica. Lasciatelo dire, per risollevare le sorti del nostro paese, ci vorrebbero tante persone come te, tante persone capaci di andare avanti malgrado le critiche e malgrado le tante difficoltà che si presentano di volta in volta nella realizzazione di un progetto. Tu non conosci ostacoli, sei come un fiume in piena che supera ogni barriera ed ogni pericolo per arrivare al mare ed apportare il suo positivo contributo per le sorti dell’umanità. Io mi auguro che tu possa continuare sempre su questa strada con questa stessa forza e sempre con lo stesso sorriso sul tuo viso ma soprattutto con la tua grande Fede che nei momenti di difficoltà è riuscita a darti la forza di andare avanti. Quella Fede che ti spinge fortemente il giorno di Capodanno ad alzarti presto la mattina e a portare con i tuoi ragazzi – quelli della catechesi – il Bambinello nelle nostre case regalandoci un messaggio di pace e di serenità. Certo, ci vuole coraggio ma soprattutto una Fede ben salda per essere come te. Noi abbiamo sicuramente molto da imparare da una donna come te, un educatrice che riesce a farsi capire e a trasmettere valori importanti soprattutto ai bambini.
Non posso che augurarti di continuare su questa strada.
Affettuosamente Franco Falvo”
NUSTALGIA DE N’EMIGRANTE
Nu giuvane a vint’anni a stu paise
un trove na fhatiga ppè campare;
lasse l’amici e lla famiglia sua
e all’esteru va n’cerca de fortuna.
Quando illu se trove fhore casa
ammianzu a tanta gianti furistera,
nu pisce fhore acqua illu se sente
e cirche ppe mu allu migliu tire avanti.
Ma a nostalgia da casa e ddo paise,
a notte, u llu fha mancu dormire,
u core u tene chiinu d ‘ amarezza
e l’uacchi sui curranu a fhuntana.
Scrive alla mamma mu cè fha sapire
ca u surdu llà camine
ma un vide l’ura mu vene Natale
mu torne ad abbrazzare stu paise.
(Brigida Astorino)