LETTERA D’AMORE A FEROLETO ANTICO
Carissima Feroleto Antico,
è la prima volta che ti scrivo una lettera. Tantissime volte avrei voluto comunicare con te in modo diretto ed immediato ma non l’ho mai fatto. Non so neanche io spiegare il motivo di questo mio atteggiamento. Forse spesse volte mi sono lasciato prendere dalla paura di non essere compreso e capito ed allora ho preferito tacere. Ma ora ti prego di leggere queste poche righe perché costituiscono una testimonianza di affetto, un gesto che nasce dal profondo del mio cuore.
Sin da quando ero bambino ho cominciato ad apprezzarti e pian piano a scoprire le tue potenzialità. Già sin dalla scuola elementare mi ero accorto della tua esistenza, un esistenza che mi ha colpito fin da subito per il tuo fascino trascendentale che richiama quegli antichi presepi artigianali che spesse volte è facile trovare nei mercatini natalizi. Nella mia adolescenza ho cominciato a scoprire i vicoli più nascosti e poco abitati, zone molto caratteristiche ed identificative di un antica arte artigiana presente in paese nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale. Ho conosciuto e fatto amicizia con tantissime persone del luogo, gente molto semplice e disposta a dialogare con te, a raccontarti le sue esperienze e a farti comprendere che amare il proprio paese è un dovere di ogni buon cittadino. Ancora a quei tempi non c’erano i telefonini, né i computer o tutti i moderni mezzi di comunicazione di oggi e si nutriva un maggior rispetto per la gente e le persone che ti stavano accanto . Dialogare con gli altri costituiva sempre una fonte di arricchimento, un esperienza benefica per entrambi gli interlocutori e si trovava sempre il tempo di curare i rapporti umani. Oggi invece questo non c’è più. La gente è troppo indaffarata a focalizzare la sua attenzione su tanti aspetti moderni e spesso utilitaristici dimenticandosi che è di fondamentale importanza dialogare con gli altri per nutrire lo spirito e trasmettere le nostre emozioni.
Tuttavia ancora oggi, a distanza di tantissimi anni dalla mia fanciullezza, è possibile convincermi ancora di poterti amare e desiderare essere cullato dalla tua quiete paradisiaca, dai tuoi silenzi spesso preoccupanti, dal tuo aspetto fiabesco che può essere ammirato sull’ora del crepuscolo dall’antica via chiamata “crita russa” o dalla strada che porta al vicino comune di Pianopoli.
Oggi quella fiamma che ti teneva sollevato nello spirito si stà lentamente spegnendo poiché nessuno stà nutrendo le tue radici, nessuno stà rifocillando la tua sete di vita e così la tua identità va sempre più sbiadendosi sino a renderti un comune agglomerato di case. Dove sono tutti quegli artigiani che sino a tarda sera con il piacevole rumore dei loro attrezzi rivitalizzavano le numerose viuzze del centro storico? E dove sono quei numerosi contadini che partivano all’alba e rientravano a tarda sera, e che dopo una dura e faticosa giornata lavorativa si radunavano nelle osterie e bar del centro giocando a carte sino a notte fonda?
E tutti quei garzoni di bottega che nei giorni di festa e di riposo animavano il paese con gli antici giochi “do rullo, de stacce o di pizzicu”?
Oggi siamo rimasti in pochi a combattere tutte quelle avversità che cercano di farti soccombere, scomparire dalle carte geografiche, siamo rimasti in pochi a cercare di contrastare tutta quella negatività che cerca di infangare la tua dignità di centro storico e portarti via da questa terra.
Tanti fabbricati – quelli più belli e caratteristici- stanno cadendo a pezzi senza che nessuno intervenga, tante strade e vie del centro storico versano in pessime condizioni e nessuno fa niente per renderle più dignitose non solo per eventuali visitatori che potrebbero capitare da queste parti, ma per la dignità delle persone stesse che ci vivono e le attraversano ogni giorno.
Nei tempi passati, aspettavamo con ansia soprattutto le domeniche e i giorni festivi per poter passeggiare e dialogare nella piazzetta e nei vicoli più caratteristici di Feroleto Antico; allora sì che c’era un via vai di gente con la quale ci si fermava a dialogare e a scherzare. Oggi tutti quei luoghi della mia infanzia , quei posti dove solitamente si svolgeva la vita sociale degli abitanti del paese, sono tutti deserti e deteriorati. La gente, soprattutto le domeniche, ama spostarsi verso quei grandi centri commerciali dove si può passeggiare ammirando le numerose e decorate vetrine che mettono in bella mostra la più strana e variata mercanzia, dove a portata di mano ci si può riposare mangiando un gelato o una pizza o addirittura guardare un film, dove i nostri figli rimangono incantati dai numerosi e futuristici video game o giochi elettronici.
Com’eri bello a quei tempi, così attraente, così caratteristico e fiabesco. Oggi sei cambiato, sei molto diverso nel tuo aspetto ma io spero sempre che si risvegli nei tuoi figli quella forza capace di ridarti quella dignità perduta.
Malgrado ciò ti voglio bene lo stesso e non riesco ad immaginare di vivere la mia vita in un altro luogo se non in te.
Ora però, prima i salutarti, vorrei dedicare a te questo lavoro, questa preziosa raccolta di documenti e di fotografie che raccontano il tuo passato, con la speranza di riuscire un giorno , in questa vita terrena, a rivederti nuovamente vivo e rigoglioso come un tempo.
(Dall’’Introduzione al libro “FEROLETO ANTICO: IL PASSATO ED IL PRESENTE” DI FRANCO FALVO Edito nel 2008)
Affettuosamente Franco Falvo