Abbiamo già divulgato nei giorni scorsi il programma dei festeggiamenti del santuario di Dipodi. Per conoscere un po le leggende e la storia di questo santuario mi piace ricordare quella relativa a San Giorgio ma vi sono tanti altri racconti e vicende che si perdono nella notte dei tempi,. Questa di padre Giovanni Fiore la possiamo definire una narrazione mista tra leggenda e realtà. Eccola qui di seguito così come la racconta lo storico calabrese.……..” Nel mese di Aprile, prima, ò doppo la festa del glorioso San Giorgio, si è visto in molt’anni dè paesani una nubbe lucidissima in forma di bianchissimo cavallo, sopra del quale stava assiso un Cavaliero vestito d’armi bianche, con lancia in mano, simile a detto glorioso Santo, da loro stimato tale, per antica tradizione, come loro Protettore; nel qual tempo hanno fatto festa, e gioia grande”…
Ma il Fiore vuole dare maggiore credibilità all’evento e cita anche testimoni di quel fatto asserendo che : così fui certificato da molti, ed in particolare dal R. Dott. Francesco D’Amico della medesima terra”. ( padre Giovanni Fiore, Della Calabria Illustrata, Napoli, 1691, tomo I -pag. 126-127).
Ma tale narrazione viene riempita di altri particolari tant’è che l’autore entra in argomentazioni sottili , descrizioni minuziose dell’evento per convincere i lettori; ecco come ragiona sull’accaduto: “…. ..dal colle verso il piano, e poi un altro volo dal piano sopra il colle. Questa seconda apparizione riempì tutti, e di gaudio, e di un sagro orrore in guisa, che ciascheduno, scoprendosi il capo, e battendosi il petto diè segno di vedere cosa fuor de limiti di natura, e coll’ereditaria credenza di esser quegli San Giorgio, in segno di applauso, e di rendimento di grazie sonarono le campane a gloria.
Vi furono allora dè Critici, sicome vi possono essere tutt’ ora, che increduli alla visione, perché non veduta cogli occhi propri, dicevano essere stato quel, che si vide vapor terrestre in nuvola condensato, overo truppa di uccelli bianchi affollati insieme, parendo loro semplicità il credere, che i Santi si facessero a vedere, e da chiunque così all’aperto. A questo si rispose allora, siccome ora si dee rispondere, che fe nuvola; perché camminare così veloce, senza che allora fiatasse vento? E se mai fiatasse, perché mantenerla sempre nell’istessa forma, e figura? E non dissiparla, e non diradarla, o almeno non divagarla qua,e là, sicome ordinariamente veggiamo nell’altre nuvole? Come farle serbare sempre lo stesso cammino a modo di alato corsiere, cominciandolo da S. Jorii, e terminandolo a S.Maria de Puris, e girare, e riggirare attorno del sagro Tempio, siccome le infilte volte osservata fu, ed in quella sera stessa fu osservata da tutti? Qual sorte di nuvola sarebbe mai quella? Animata senza meno esser dovrebbe già che dotata di tale senso, e di tale modo.
Che se non è terrea nuvola quell’apparizione, tanto meno è truppa di uccelli bianchi; conciòfiachè questi col volare per sì lungo tratto, come li Storni, o le Grù, nel fil del volo ora si dilaterebbero, ora si restringerebbero, ora si vedrebbero in una figura, or in un’altra, come accade in simili volatili, che vanno a turma. Inoltre se fussero uccelli, come si pretende, nel giorno terzo di Pasqua, in cui molta gente, e di Feroleto, e de convicini Paesi va nella Chiesa de Puris per divozione, e divertimento; ed in cui alle volte è succeduta la maraviglia, li circostanti questi uccelli l’averebbero veduti chiaramente, e quasi toccati con mani, ciò che mai avvenne; ed all’incontro quest’apparizione è stata veduta in questo stesso giorno, e verso la mattina, quando la gente ivi è più affollata, dal piano della chiesa Madre, e dalla piazza di Feroleto. Se fussero stati dunque veramente uccelli, o qualunque altra cosa naturale, i vicini l’averiano veduti, ed i lontani non l’averian veduti perché la lontananza per la picciolezza dell’oggetto, l’averia fatto sfuggire dalla loro vista .Bisogna dunque concludere, che né gruppo d’uccelli, né terreo vapore sia la maravigliosa navola, ma altro, su cui l’umano intendimento non può filosofare, se non con sollevarli dalla limitata reggione della natura, e siffar lo sguardo nel profondo dell’onnipotenza, e Bontà divina, che sempre prodiga sue meraviglie, con tal prodigio vuole confermare nostra cristiana Fede, e facendola apparire in forma di divoto Pellegrino, che adora sovente l’Immagine di Maria, ci fa sapere con tal linguaggio quanto a piacere le fii, che Maria de Puris sia venerata dagli Uomini, giachè con sì evidente miracolo vuole, che sii adorata da Beati.
Da ciò si può inferirli quant’era lodevole l’uso degli antichi Feroletani, e de vicini paesi il frequentare a turme, e con vera divozione questo Santuario almeno per ogni Sabbato, non curando né caldo, né freddo, ed in tutti i loro bisogni ricorrere alla miracolosa Maria de Puris, di cui, non saprei dire, se più erano li voti, che s’offerivano, o le grazie, che s’ottenevano. Anzi per tradizione si ha, che appena comparsa la miracolosa nuvola, ed in essa il santo martire Giorgio vicino la Chiesa di Puris, come l’avesse invitato il Santo a ricorrere a Maria per evitare qualche imminente flagello; o per impetrare qualche grazia, tutto il Popolo con solenne processione, e mortificata accompagnava le adorazioni, e le preci, ed otteneva sovvente pietà, e misericordia. Voglia Iddio, che di presente li figli fussero l’istessi, come i loro Patri verso S. Maria de Puris, che senza meno Maria sarebbe la Stessa, e non meno propizia a quelli, che a questi. La festività di Maria in questa Chiesa si celebra alli 15 Agosto giorno di sua Assunzione, nel quale, e nel precedente si fa una ricca Fiera, concorrendovi molta gente con merci di varj generi, specialmente di animali, come stà notato, ove si discorre delle festa, e Fiere di Calabria.”
Questa narrazione, raccontata da padre Giovanni Fiore, si aggiunge alle tante altre vicende e leggende su questo sacro luogo molto conosciuto nell’ intera Calabria e che da alcuni anni è entrato a far parte del “ Consorzio Calabria Giubileo 2000” unitamente ad altri 13 santuari mariani della Calabria.
FRANCO FALVO
Nota: Notizie tratte dal libro : “Il santuario di Dipodi, la leggenda, la storia, l’attualità” a firma di Franco Falvo