Quello degli emocontagiati è un dramma che si trascina ormai da diverso tempo e poco tempo fa- precisamente il 9 dicembre 2012 su questo nostro sito- pubblicavamo la richiesta di aiuto di una signora anziana malata da oltre 20 anni di epatite C. Oggi, a distanza di quasi due anni apprendo dalle colonne del quotidiano “Cronache del Garantista” che stanno continuando le proteste di centinaia di malati per ottenere giustizia e ricevere dunque i rimborsi spettanti. Giuseppina Mazza – come potete leggere nell’articolo del quotidiano diretto da Sansonetti e che pubblico qui a lato, articolo a firma di Mariassunta Veneziano – è una dei 1060 calabresi infettati dallo Stato. Ecco invece qui di seguito quanto da me scritto nel mese di dicembre del 2012 per cercare di evidenziare questa vergognosa situazione ancora non risolta nella speranza che si concluda nel migliore dei modi.
“Ci stiamo avvicinando al Natale e le persone che soffrono o che vivono in condizioni di precarietà economica sono tantissime anche nel nostro comprensorio. Approfittando dell’avvicinarsi del periodo Natalizio, periodo che i nostri governanti spesso utilizzano per “fare delle vacanze di lusso” o ” spese folli” sulle spalle di noi contribuenti ma soprattutto sulle spalle delle persone più bisognose, mi preme pubblicare questo “appello disperato” se così vogliamo chiamarlo di una persona che conosco personalmente e che stà vivendo una situazione difficile e non per colpa sua . Lo scopo è quello di sensibilizzare le autorità preposte ma anche di responsabilizzare chi ci governa ad affrontare con più determinazione una serie di problematiche legate al settore della sanità. Non aggiungo altro perchè la lettera, firmata dalla diretta interessata, si commenta da sè , inoltre è stata inviata più volte alle autorità preposte ma senza reale interessamento verso questa situazione.
LETTERA APERTA AL MINISTRO DELLA SALUTE ED AL PRESIDENTE DELLA REGIONE CALABRIA GIUSEPPE SCOPELLITI DA PARTE DI UNA DONNA MALATA DI EPATITE C.
Ill.mo Sig. Ministro,
sono una povera anziana di 78 anni malata di Epatite “C” da quasi 20. Dopo la nona gravidanza, a seguito di una trasfusione di sangue presso l’Ospedale Maggiore di Vercelli, dove all’epoca ero residente, ho iniziato ad accusare dolori al fegato e siccome in quegli anni non era ancora stata scoperta l’Epatite “C”, dopo una serie di esami clinici particolari effettuati presso il Policlinico di Bari, Reparto malattie infettive, mi è stata diagnosticata l’epatite “C”.
La negligenza della malasanità nell’anno in cui ho partorito e i controlli sulle trasfusioni erano ai minimi livelli, ecco perché oggi io devo soffrire come tante altre persone con il mio stesso problema. Nel 1995 venuta a conoscenza della Legge 210/92 ho inoltrato domanda, accompagnata da tutta la documentazione medica necessaria, al Ministero della Sanità, allo scopo di vedermi riconosciuto l’indennizzo per la malattia contratta.
Nel 1998, dopo essere stata sottoposta a visita collegiale dalla Commissione medica istituita presso l’Ospedale Militare di Catanzaro, mi veniva riconosciuta la malattia dell’Epatite “C”. Di conseguenza veniva emesso il decreto, notificatomi nel 2001 per conoscenza e per competenza alla ASL di appartenenza. Nel decreto veniva quantificato l’importo relativo alla liquidazione degli arretrati e l’importo che avrei percepito bimestralmente per tutta la durata della mia esistenza in vita. Dopo la riscossione degli arretrati avvenuta nel Dicembre del 2002, dal mede di marzo del 2003 ho iniziato a percepire l’indennizzo bimestrale.
Devo purtroppo Sig. Ministro farLe rilevare che la puntualità alla liquidazione dei bimestri, non è stata mai rispettata, anzi negli ultimi tempi è peggiorata e in alcuni casi l’Assessorato alla Sanità, ha provveduto a fare il bonifico, anche dopo tre mesi.
Nell’anno corrente il ritardo nella liquidazione si è maggiormente prolungato. Il bimestre Luglio/Agosto c.a. da riscuotere entro il 15 settembre 2012, è stato liquidato solo verso la metà di ottobre 2012. Oggi, siamo nel mese di dicembre, sono ancora in attesa della liquidazione del bimestre Settembre/Ottobre c.a. . I vari solleciti telefonici presso l’Assessorato alla Sanità di Catanzaro, hanno dato solo esito negativo, in quanto gli addetti ai lavori sono in piena difficoltà perché non sanno cosa rispondere ai poveri malati come me. L’unica cosa certa che mi hanno saputo dire e che a tutt’oggi il Ministero della Sanità non ha provveduto ad integrare i fondi necessari per dare la possibilità all’Assessorato alla Sanità di far fronte alla liquidazione.
Volevo solo chiederLe Sig. Ministro, se forse è stata emanata una legge che ha revocato i decreti con i quali è stato riconosciuto l’indennizzo (L.210/92) a me e ai tanti malati come me? Se così fosse è molto grave per non averne informato gli interessati, ma sarebbe ancora cosa più grave se l’iniziativa a non finanziare gli Assessorati alla Sanità per poter predisporre la liquidazione dell’indennizzo di che trattasi ai migliaia di malati di Epatite “C”, venisse per volontà di un politico che vuole fare economia a discapito della povera gente per un proprio torna conto.
Se a Lei Sig. Ministro dopo aver lavorato per tutto il mese e a fine mese non si vedrebbe arrivare il suo compenso pari a 6.000,00 Euro rispetto ai 1.200,00 a bimestre per i poveri malati e le si dicesse di avere pazienza in quanto il mese successivo prenderebbe tutti e due, Lei ne sarebbe felice e comprenderebbe il problema o si comporterebbe da disperato, tenuto conto che il padrone di casa non aspetta per il pagamento del canone di locazione, l’ENEL ti solleciterebbe il pagamento della bolletta e così via per il telefono, per il gas, per il condominio, per la spesa degli alimenti e soprattutto per le medicine utili a curarti la malattia. Tutto questo non aspetterebbe due mesi. E’ giusto Sig. Ministro? Sig. Ministro Lei rimarrebbe un mese senza mangiare? Potrebbe fare a meno di pagare luce, telefono, gas e tutte le altre spese che si aggiungono? Ne sarebbe capace? Se è così mi dia un consiglio come fare, gliene sarei veramente grata.
Ad oggi sono più che mai disperata, anche perché non solo non ho un centesimo in tasca, ma vivo nell’angoscia in quanto dopo un controllo medico mi è stato riferito che devo necessariamente sottopormi al 7° intervento chirurgico per un tumore alla vescica.
Sono ormai mesi che vivo senza linea telefonica, in quanto la Telecom non ha esitato a staccarmela per non aver effettuato il pagamento della bolletta. La padrona di casa, essendo in arretrato di due mesi con l’affitto, mi ha preannunciato lo sfratto per morosità.
Sig. Ministro, per quanto tempo ancora devo subire tutte queste umiliazioni di cui sopra visto che la malattia contratta è stato per un errore umano della malasanità e per il mancato controllo sulle trasfusioni di sangue dell’epoca?
La mia vita, dal giorno in cui sono venuta a conoscenza della malattia, è diventata un calvario. Con me vive anche una figlia disoccupata di 40 anni, che è ancora alla ricerca di un lavoro che tutti promettono ma che nessuno mantiene. Piango e penso al giorno in cui io non sarò più in vita, chi si prenderà cura di questa mia figlia che ha sacrificato la vita per assistermi durante la malattia?
Da mesi non riesco a comperare neanche le medicine per curarmi e solo grazie all’umanità del farmacista che mi conosce da molti anni riesco a farmi fare credito per poter acquistare i medicinali più importanti che mi permettono di alleviare i dolori al fegato intaccato dall’Epatite “C”. In questa situazione drammatica i miei occhi non hanno più lacrime, soprattutto nel vedere l’angoscia di questa figlia che inerme deve assistere e vivere questa sofferenza. L’unica colpa che le si può attribuire è quella di avere avuto una mamma che per errore di altre persone ha contratto una malattia che di conseguenza le ha procurato altre patologie tali da renderla sempre più debole e più bisognosa di assistenza. Ecco Sig. Ministro capisce il dramma che sto vivendo? Oltre al danno la beffa! Non mi sembra di appartenere allo Stato Italiano.
Non si comporti da persona incurante sulle sofferenze della gente. Non faccia come gli atri suoi colleghi che pensano a riempirsi le tasche con i soldi nostri facendo morire la povera gente come me e come tante altre migliaia di persone, colpite dalla indifferenza della gente inumana. Io non chiedo molto, chiedo solo ciò che mi spetta di diritto per vivere con più dignità per curarmi e per avere il minimo indispensabile e poter garantire a mia figlia un po di tranquillità.
Mazza Giuseppina
LAMEZIA TERME (CZ)”