Tra i tanti personaggi illustri della nostra regione al nostro premio letterario Ferula D’Oro abbiamo avuto l’onore di avere con noi Gregorio Corigliano premiato con un riconoscimento speciale per il libro edito da Pellegrini “I diari di mio padre”. Laureato in Economia all’Università di Messina nel 1970, è giornalista professionista.È stato Capo Ufficio stampa dell’Ente provinciale per il Turismo di Reggio Calabria.Dal 1982 in RAI, dove percorre tutta la carriera professionale fino a diventare Capo Redattore della sede regionale della Calabria.In RAI ha seguito i principali avvenimenti di cronaca degli anni ’80-’90 e poi gli eventi politici fino al 2010. Ha curato le Tribune politiche e realizzato numerose inchieste sulla Calabria anche per le testate radiofoniche e televisive nazionali.È stato dirigente nazionale organizzativo dell’USIGRAI, il sindacato giornalisti RAI.Ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il “Premio Cultura” della Presidenza dei Ministri, il “Premio Brutium”, il “Premio Crotone Pitagora”.Ha pubblicato il volume Un po’ di noi – Storia di un viaggio in Calabria che ancora continua. Attualmente è Presidente del Circolo della Stampa “Mariarosaria Sessa” di Cosenza.Editorialista del “Corriere della Calabria”. Da gennaio 2012 è Commissario del CoReCom – il Comitato Regionale delle Comunicazioni – organismo del Consiglio Regionale. Il libro “I diari di mio padre” già alla seconda edizione, ha riscosso molto successo e a parlarcene è lo stesso Corigliano in una intervista rilasciata alcuni mesi fa ad una testata nazionale.
“Che la storia di mio padre serva da lezione ai giovani di oggi. Per vivere il presente è necessario conoscere e capire il passato”.. Corigliano ha ritirato fuori gli scritti del papà, durante la seconda Guerra mondiale sottotenente del centocinquantasettesimo Fanteria Cirene in Libia, e ha dato alle stampe ‘I diari di mio padre 1938-1946’ (Pellegrini editore, prefazione di Vittorio Zucconi). Una cavalcata emozionante, colma di speranza, sofferenza e dignità attraverso quel conflitto e attraverso la prigionia del papà, preso dagli inglesi e portato in India. Antonino Corigliano andava sempre a testa alta verso il dovere. “Ho scelto di riprendere i diari di mio padre – spiega Corigliano ‘junior’ – dopo non aver dato loro, nella prima parte della mia vita, il giusto peso. Specie quando ero all’università, poi durante la professione. Ora invece il pensiero è diventato inchiostro, ho riguardato tutto e mi sono convinto: c’era tanto da raccontare. Soprattutto sulla Seconda Guerra Mondiale, un periodo storico che si fa fatica a raggiungere a scuola“. Nei diari prima la rassegnazione, poi il grande sollievo della liberazione quasi un anno dopo la fine della guerra.
Al principio la Libia: “Papà partì per Bengasi: era una città belissima e lui avrebbe voluto anche portarmi a vederla. Purtroppo Gheddafi chiuse tutto”. Poi mentre era di stanza lì davanti a Corigliano scoppiò la guerra. E quando a causa della disfatta italiana gli fu ordinato da un superiore di bruciare il tricolore per non consegnarlo in mano nemica, Antonino dapprima si rifiutò, poi ne bruciò solo un pezzetto, tagliando il resto della bandiera in striscioline che consegnò ai suoi compagni destinati alla prigionia. La speranza che un giorno si sarebbero rivisti.
“Papà era un uomo di cuore e quell’episodio lo toccò molto. La prigionia, per mano degli inglesi non più alleati (nei diari Corigliano non riesce a spiegarsi questo cambiamento), lo portò addirittura in India, nel campo di concentramento di Yol. Cinque anni e mezzo di detenzione, praticamente si dimenticarono dei prigionieri. Gli inglesi poi non erano affatto teneri, al contrario degli americani. Mio padre però riuscì bonariamente a corrompere una guardia inglese, la quale gli regalò dei libri in lingua da leggere. Il tempo non passava mai e lui lo trascorreva così. Mise su anche un orticello. Insomma, alla sofferenza bisognava rispondere con l’attività, nella privazione papà combatteva con grande dignità”.
Un giusto insegnamento per le generazioni future. Cosa insegna questo libro ai giovani: “Spero che questi diari aiutino a capire – continua Corigliano -. I ragazzi devono conoscere il passato per vivere correttamente il presente e tuffarsi nel futuro. Nella vita può accadere di tutto e il racconto di Antonino Corigliano non può che essere una lezione istruttiva per i giovani. (tratto da Cultura-il Caffe’)