Come non si può essere contro il vile attentato in Francia per reprimere ed intimorire la libertà di stampa? E’ evidente che chi fa informazione, soprattutto da numerosi anni, lo è per natura un amante e tutore della libertà di stampa. Ieri leggevo sulla pagina di un mio collega giornalista, molto noto tra l’altro, la seguente frase sulla sua bacheca: Siamo tutti Charlie Hebdo, chi non lo è lo considero nemico della libertà. A mio avviso non ha senso rimarcare questa frase poiché questo che si è verificato in Francia è sicuramente uno degli attentati più atroci che si sia mai verificato contro la libertà di stampa, ma che dire dei numerosi giornalisti calabresi, soprattutto in alcune zone a odor di “mafia” o di “ndrangheta” che rischiano continuamente la loro vita o che sono stati uccisi? Anche in quel caso dovremmo essere tutti “Gazzetta del Sud”, “Quotidiano del Sud” , “Il Garantista” e così via. Un giornalista – se decide di fare questo mestiere per natura, ma anche per deontologia professionale, è o dovrebbe essere un amante e un protettore della libertà di stampa e non ha bisogno di mettere alla prova se stesso se è un tutore o no di questa libertà ma ciò dovrebbe essere una dote innata o maturata nel tempo altrimenti non si può fare questo mestiere così complicato, a volte rischioso e spesso mal pagato, nella correttezza e nel rigore morale. Noi dunque siamo sempre “Charlie Hebdo”, quando svolgiamo il nostro lavoro di giornalisti e cercano di condizionarci, quando ci minacciano, quando ci puniscono…..
Morire per esprimere delle idee, sia con articoli o satira che sia, è la più grande atrocità che può capitare ad un nostro collega ma anche ad una persona comune che viene punita o uccisa rea di aver espresso liberamente le proprie idee!
Ecco perché dico ancor più deciso : Noi, cronisti ed operatori dell’informazione, siamo sempre Charlie Hebdo e chiunque è amante della libertà d’informazione e di critica (di qualunque nazionalità o credo religioso) è sempre dalla nostra parte.
Solidarietà dunque ai cronisti e agli agenti uccisi ma anche a tutte quelle persone che ogni muoiono per aver espresso e manifestato liberamente le proprie idee.
FRANCO FALVO