DiegoKoi, disegni che sembrano foto: primo caso di viral-art
12 nov 2012 | Di Giuseppe | Categoria: In primo piano, In primo piano: news
Un disegno così perfetto da sembrare una foto ed una manciata di giorni: grazie alla Rete (ed al suo talento), è bastato poco a Diego Fazio, in arte DiegoKoi, per acquisire una notorietà a livello internazionale e per fare ammirare le sue opere dall’Australia al Giappone, dalle Americhe all’Europa. E’ stato il primo vero caso italiano – forse mondiale – di viral-art, cioè di arte che si è fatta conoscere ovunque, diffondendosi con forza e capillarità virali.
L’esplosione mediatica è testimoniata dai servizi giornalistici dell’Huffington Post (versioni statunitense ed italiana), del magazine di Sky, di Deejay TV, della giapponese Nottv e di una lunga serie di testate giornalistiche. Su Google basta digitare le parole-chiave “DiegoKoi” o “Diego Fazio” per consultare una rassegna stampa in tempo reale che farebbe invidia a sportivi, popstar, politici, aspiranti alla fama. Naturalmente, DiegoKoi ha spopolato anche su blog e siti specialistici.
L’esplosione mediatica: il primo caso di viral-art
Da un paesino della Calabria, questo ragazzo di appena 23 anni (è nato il 25 Ottobre 1989) sta correndo lungo le strade virtuali che veicolano le sue immagini in ogni angolo del globo raggiunto da Internet. Il suo studio è in Contrada Regolizia, a Feroleto Antico, un borgo in provincia di Catanzaro di cui nessuno aveva mai sentito parlare prima d’ora. La sua casa, però, è nel cyber-spazio.
Dopo qualche mostra in gallerie d’arte locali e dopo alcuni prestigiosi premi, l’attenzione di decine di migliaia di persone si è focalizzata su di lui grazie al disegno “Sensazioni”, che riproduce la sua modella Federica Ferragine sotto una cascata d’acqua.
Dalla Rete sono emersi cantanti, attori, illusionisti divenuti celebrità. Dal mondo dell’arte, svettante nell’Empireo ed abitato da sacerdoti severi e gelosi come critici e galleristi, fino ad ora non erano mai giunti segnali così dirompenti.
I titoli per presentare l’opera sono letteralmente sensazionalistici; “Incredibile, non è una foto ma un disegno” è la frase più ricorrente. Non c’è alcuna esagerazione: soltanto ad una distanza molto ravvicinata dall’originale, si potrebbe intuire che si tratta di una riproduzione a matita e non il frutto di uno scatto ben riuscito. Le gocce che scendono, l’espressione naturale, la cura assoluta dei dettagli rendono l’opera un esempio di virtuosismo raro, che scaturisce da un talento innato e indiscutibile.
Arte e talento all’origine del fenomeno di massa
Basterebbero queste prime notizie a giustificare la crescente popolarità di DiegoKoi. Tuttavia, ridurre il suo exploit ad un fenomeno mediatico (risultato a cui ambirebbe chiunque) sarebbe riduttivo ed ingiusto perché si sta parlando di un artista vero, non di un caso, di un’attrazione tanto eclatante quanto effimera.
A rendere ancor più unico il caso del giovane calabrese sono le sue radici artistiche: dopo avere terminato gli studi da perito elettronico, ha scoperto quasi per caso il tesoro nascosto nelle sue mani. Dapprima si è dilettato nel realizzare lavori da ritrattista su richiesta e nel tracciare figure per eventuali tatuaggi, ispirandosi a grandi artisti giapponesi del periodo Edo, come l’ottocentesco Katsushika Hokusai. Poi, quasi come in una favola, l’improvvisa illuminazione: si è accorto che disegnava bene e che riusciva a produrre risultati stupefacenti per tutti, a partire da se stesso; essendo autodidatta, probabilmente non ha colto immediatamente le sue potenzialità. Da ragazzo del secondo millennio, istintivamente è entrato in Rete ed ha esposto i propri lavori, in modo umile, ringraziando sempre chi commentava le sue fatiche e subendo le critiche di chi additava il nuovo “portento” come un abile utilizzatore di PhotoShop, il più noto programma di foto-ritocco.
Naturalmente, di PhoptoShop, non c’è alcuna traccia e la verifica è semplice: basta avere la fortuna di avvicinarsi ai suoi quadri per notare il segno della matita in controluce, il tratto sicuro che pettina i capelli, il lavorìo certosino per rendere realistico ogni particolare. A differenza di tanti che credono nella facile magia del talento, DiegoKoi dimostra la sua fiducia nella fatica e nell’impegno costante, anche quando gronda sudore ed i suoi occhi bruciano per lo sforzo di cogliere ogni sfumatura.
Un successo con numeri da capogiro
Da quando l’opera “Sensazioni” è stata riproposta migliaia di volte sul web, la pagina di DiegoKoi su Facebook (indice di riferimento per misurare la popolarità nell’era digitale) ha totalizzato oltre 27.000 fans in pochissimi giorni, mentre più di 4.000 iscritti ne parlano. Se si digita la chiave di ricerca “DiegoKoi” su Google, si ottengono 1 milione e 210.000 risultati; scrivendo “Diego Fazio” vengono forniti 122.000 indirizzi web. Sono numeri da capogiro, se si pensa che la chiave di ricerca “Maurizio Cattelan”, da anni uno dei più noti artisti italiani a livello internazionale, presente in musei e rinomate gallerie e collezioni private, mostra “soltanto” 652.000 esiti di ricerca.
Classificazioni dell’arte di DiegoKoi
Come spesso accade, si è tentato di far confluire – o, meglio, di imbrigliare – il talento di DiegoKoi in una corrente artistica, parlando di “iperrealismo” e dimenticando che l’autore di quei disegni più veri delle fotografie è un giovane di 23 anni. Sguardo schivo, a volte frastornato, da ragazzo con i piedi ben piantati in terra, catapultato d’improvviso sotto ai riflettori degli angoli più disparati del pianeta, Diego Fazio osserva l’entusiasmo che lo attornia con un occhio attento e coltiva quello che è il suo canale migliore, il più efficace e più consono ai tempi: Internet. Prima di rispondere ad un critico o ad un mercante d’arte, pensa ad aggiornare il suo profilo su Facebook, a curare la sua pagina su Youtube, ad informare i suoi fans di ogni novità.
Quello dell’arte è un cammino lungo, segnato da ripensamenti e sviluppi, costellato di sorprese, tracciato dall’impegno e dall’ispirazione, che non risponde ad alcuna logica e che non può essere catalogato quando si è artisti veri. Esso è un tunnel che si percorre pagando un pedaggio di sudore, sacrificio e sofferenza; la sola luce visibile da lontano è l’elaborazione del proprio stile, la formulazione del linguaggio più fedele al mondo interiore, il raggiungimento di una via d’uscita sublimata nelle forme della bellezza.
I tratti salienti della sua poetica artistica
Probabilmente è troppo presto parlare di una poetica matura, perché Diego Fazio ha iniziato da poco la sua avventura usando le matite come armi. Tuttavia, proprio la sua produzione non copiosa, il suo perfezionismo, la scelta dei soggetti mai banali consentono di individuare alcuni tratti salienti del suo percorso artistico.
Benché la sua prima connotazione sia quella del virtuosismo estremo – che trova sporadici casi simili in Rete e nel vasto mondo della ritrattistica e della sperimentazione in cerca d’autore – in DiegoKoi si possono rintracciare le manifestazioni di una visione dell’arte molto personale che, paradossalmente, trova il suo maggiore avversario proprio nella magistralità del tratto: lo spettatore resta talmente colpito dal realismo delle opere che finisce per tralasciare importanti considerazioni.
Chi osserva per la prima volta “Sensazioni” viene subito preso dal desiderio di vedere altri disegni, per verificare se quel capolavoro di manualità sia frutto del caso oppure di una abilità solida, costantemente in luce. Ovviamente, scorrendo gli esempi della produzione di Fazio, si ha conferma dell’incontro visivo con un talento a cui madre natura ha regalato la capacità di cogliere le luci e le ombre, le sfumature e i dettagli minimi, la visione d’insieme (dimostrata dalle misure delle opere, che superano di molto quelle delle foto ispiratrici), oltre che una padronanza totale della matita e del segno impresso con sicurezza adulta.
DiegoKoi, però, non è solo stupefazione o fascinazione “artigianale”. E’ molto di più, nonostante abbia intrapreso da pochissimi anni la strada dell’arte.
Questi, a mio avviso, gli elementi che non vanno dimenticati nel valutare le sue opere:
1) la cura con cui vengono ricreati gli sguardi sulla carta, fuochi semantici che nei disegni diventano perfino più espressivi del reale;
2) la plasticità dell’insieme che acquista una profondità superiore rispetto alle foto, quasi sempre più piatte e statiche rispetto alla trasposizione artistica;
3) la formidabile percezione della prospettiva, che pare innata, congenita; lo studio della terza dimensione, di cui Paolo Uccello fu il primo maestro (1400), è lungo e difficile, richiede a volte la tracciatura di linee e calcoli matematici, mentre in DiegoKoi se ne individua una origine spontanea e libera dal prezzo dello sforzo;
4) i soggetti scelti con cura, che sulla carta animata dalle matite acquistano tratti e caratteri diversi dagli originali fisici, distaccandosi dalle pur belle foto che aiutano l’autore a comporre una visione globale del soggetto;
5) l’infedeltà all’iperrealismo di sovente attribuito a DiegoKoi, una infedeltà che va rintracciata nei dettagli e che rivela sorprese all’analisi più attenta; per constatarlo, occorre avvicinarsi a meno di 40 centimetri dalle opere, possibilmente in controluce o con una pila, in modo da cogliere la fatica sottesa al risultato e lo sviluppo divergente dalla realtà;
6) le varie opere che si avvicinano al genere figurativo (soprattutto nella prima fase della sua produzione), in cui le foto o i modelli ispiratori vengono elaborati dall’immaginario dell’artista per giungere ad un disegno che, al tempo stesso, è riproduzione meticolosa e frutto di ispirazione;
7) le incursioni ben controllate nel genere della pop-art aggiornato ai tempi, come ad esempio si può notare nei tatuaggi, nei colori o nelle pose dei soggetti;
8) i particolari espressivi, su cui si concentra maggiormente il talento di Fazio, come una non esplicita ma appassionata dichiarazione d’amore verso la figura e l’essere umano riportati alla loro antica centralità, oppure verso gli oggetti tratti dalla quotidianità.
Ovviamente, un giudizio più attento e competente verrà dato da quei critici d’arte che non si faranno spaventare dal successo popolare e intercontinentale di DiegoKoi (il 90% dei pittori darebbe un braccio per finire sulle tv inglesi, argentine o giapponesi) e che sapranno essere indipendenti nel giudizio, senza trincerarsi nel proprio orticello di potere e senza lasciarsi condizionare da logiche di mercato.
Gli occhi del mercato puntati sull’artista
Il mercato. Internet consente all’artista calabrese di sottrarsi alla tirannia delle gallerie d’arte e dei critici snob, prezzolati o invidiosi (sinceramente, chi non lo sarebbe?). Dalla Rete giungono copiose richieste di acquisto ed in essa gli estimatori del talento di Fazio trovano immediata soddisfazione. Non è un caso che le quotazioni di DiegoKoi stiano salendo di giorno in giorno, tanto da indurlo a stampare digigrafie numerate (ottima scelta, non venale) di due opere: “Raptus” che ha già ottenuto riconoscimenti ufficiali d’alto livello, come la selezione al Premio Cairo; “Nessuno mai”, un ritratto di Federica Ferragine che l’autore ha riproposto nella sua pagina su Facebook, dimostrando di riuscire ad essere un buon critico dei suoi lavori.
La sua ultima fatica (“Il vuoto”), di cui Fazio ha pubblicato un abbozzo, è stata venduta negli Stati Uniti appena terminata.
Istintivamente viene da pensare a grandi artisti come Giacometti o Modigliani, che oggi potrebbero essere ignorati o idolatrati senza mediazioni dal popolo digitale. I puristi inorridiranno, ma sorge spontaneo anche il ricordo di Caravaggio: se fosse vissuto nell’era della comunicazione senza confini, certamente non sarebbe finito in una fossa comune del cimitero di San Sebastiano, a Porto Ercole.
DiegoKoi ha avuto due fortune: la prima è il dono di mani ed occhi straordinari fattogli dalla Natura; la seconda è costituita da Internet e dalle sue potenzialità infinite, che l’artista dimostra di saper gestire.
Se il buon giorno si vede dal mattino, di DiegoKoi sentiremo parlare a lungo nei prossimi anni. Dalla Rete, i suoi lavori passeranno alle gallerie ed alle collezioni che contano, come in una delle più belle e genuine favole artistiche dei nostri tempi.
Link ufficiali
Pagina Facebook di DiegoKoi: http://www.facebook.com/diegokoiart
Album di DiegoKoi su Facebook: http://www.facebook.com/diegokoiart/photos_albums
Pagina di DiegoKoi su Twitter: https://twitter.com/Diegokoi
Pagina di DiegoKoi su Youtube: http://www.youtube.com/user/DiegoKoiOFFICIAL
Sito ufficiale dell’artista: http://diegokoi.it/
Alcune opere di DiegoKoi
Una rassegna delle principali opere di Diego Fazio, in arte DiegoKoi (per gentile concessione dell’autore).
Cliccare sulle immagini per visualizzarne la versione ingrandita.
La sua ultima opera: “Il vuoto”. Da notare come la luce piatta sulle guance porti l’attenzione dello spettatore verso gli occhi e lo sguardo, vero soggetto del disegno. Da rilevare, inoltre, l’incombere dei capelli che fungono quasi da cornice per esaltare meglio il soggetto, curatissimi nel dettaglio e quasi palpabili. Nonostante la posizione “subordinata” rispetto al protagonismo degli occhi, la stessa cura nel disegno è stata riversata sulle labbra che, assieme ai capelli, delimitano i confini del quadro. L’opera si trova ora in una collezione privata negli Stati Uniti; il proprietario l’ha acquistata appena è stata ultimata; o forse, molto più probabilmente, l’ha prenotata dopo aver visto su Facebook la foto dell’autore che aveva iniziato a lavorarvi. |
“Sensazioni” (matita su carta di 63 centimetri per 77 di altezza) è l’opera con cui DiegoKoi si è fatto conoscere nel mondo. L’effetto bagnato, cioè l’acqua che scorre sul volto della ragazza, rappresenta una delle più diffuse prove per misurare l’abilità di un disegnatore. Servendosi di chiari e di scuri, di sfumature con infinite gradazioni, l’autore è riuscito a produrre un lavoro di prodigioso realismo. Oltre all’effetto bagnato, in cui DiegoKoi sembra eccellere, vanno sottolineate la plasticità della pelle della modella e la carnosità delle sue labbra. Come sempre, una attenzione specifica meritano gli occhi: in questo caso, le palpebre sono accarezzate dalle gocce d’acqua. |
“Raptus” è il disegno giunto finalista al prestigioso Premio Arte Cairo Editore 2012. In questo caso, la cura maniacale del dettaglio è funzionale al raggiungimento di una espressività che abbandona la carta e si fa palpabile. Lo sguardo del modello è la fedele spiegazione del titolo. Gli occhi sembrano seguire lo spettatore e penetrargli dentro come una minaccia. Il solco delle rughe attraversa l’intero volto e giunge al collo, come se fosse la mappa di una sofferenza senza fine. Opera di grande formato (55 centimetri di base per 70 di altezza), ha già raggiunto una quotazione ragguardevole. |
“Il silenzio del dolore”. Questa è una di quelle opere che non si smetterebbe mai di guardare, ma che incute quasi disagio perché riesce a trasmettere una sofferenza così intensa da poter essere nettamente percepita. Da notare i dettagli della parte destra del volto ed il realismo dei capelli. Il disegno, di 50 centimetri per 70 di altezza, sembra richiamare le espressioni dolenti delle Madonne appartenenti alla tradizione pittorica italiana. |
“Nessuno mai” è un’opera a cui DiegoKoi dimostra di essere affezionato, non soltanto perché l’ha inserita due volte nella sua pagina su Facebook, ma anche perché ha deciso di stamparne 50 copie numerate con la tecnica della digigrafia. Il disegno rientra nel novero di quelle prove di iperrealismo che sono costate decine di ore di lavoro. In questo quadro spiccano i risultati raggiunti nei tratti salienti del topos ritrattistico di Fazio: gli occhi, lo sguardo nel suo insieme, i capelli, le sfumature, l’espressione del volto. Per la cura nella realizzazione e per la passione del tratto, “Nessuno mai” può essere accostato a “Raptus”, piuttosto che a “Sensazioni”, il cui virtuosismo risulta leggermente più distaccato rispetto alla posa della modella qui ritratta. |
“Squilibri interiori” è una delle opere più significative del DiegoKoi ritrattista. Il soggetto è riprodotto con assoluta fedeltà, con una passione per il dettaglio a cui va ascritto il realismo della realizzazione. Gli occhiali ed un riflesso sulla lente sinistra sono perfetti. Lo sguardo ed il sorriso danno vita al soggetto. “Come il vento” è un omaggio alla freschezza della gioventù ed alla grazia femminile. La scelta di disegnare solo la parte destra del viso, che potrebbe apparire come una auto-mutilazione del talento ritrattistico di DiegoKoi, è un escamotage per indurre lo spettatore a concentrarsi sui particolari. Anche quest’opera è una esaltazione della luce e dello sguardo, dei capelli e della bocca. Da notare l’iride ed il neo. Il disegno svela di essere tale solo se ci si avvicina a meno di 30-40 centimetri. |
“Senza un perché” è una delle poche opere di DiegoKoi dove è presente il colore; in questo caso, si tratta della carta gialla su cui è stato eseguito il disegno. DiegoKoi dà prova di saper rappresentare ed elaborare nei dettagli i sentimenti dell’animo umano, dallo stupore al piacere, dal dolore profondo al tormento. In questo quadro gli occhi, il naso e la bocca dalla bambina compongono un unico messaggio di fragilità e di innocenza. Ammirevole è la capacità di dare risalto ad alcuni capelli sulla fronte della piccola. |
“Ginevra”. Purtroppo, la foto non rende giustizia all’originale che è molto più armonico e plastico. Con quest’opera, DiegoKoi si avvicina al genere figurativo. L’opera presenta la consueta attenzione verso il dettaglio, ma il segno è più sfumato e l’autore “dichiara” subito che si tratta di un disegno. Il pregio di “Ginevra”, un quadro che conquista subito chi si sofferma ad osservarlo, sta proprio nella corposità del tratto che sembra appartenere ad un autore adulto, nel pieno della maturità artistica. |
“Sentenza”, opera selezionata al premio internazionale d’arte Laguna, mostra una ragionata attualizzazione di temi classici, come lo studio del particolare che sappia rappresentare il tormento. Tuttavia, vi si potrebbero intravvedere le influenze dei giovani iperrealisti che accentuano le connotazioni didascaliche per veicolare un messaggio in cui è compresa anche la violenza (l’espressione disgustata della bocca). La tematica è pop (nel senso di “popolare”) e riporta alla mente alcuni graffiti di strada o le copertine di Cd musicali. Tuttavia, non va dimenticata una cura del dettaglio molto marcata. In questo caso pare più che lecito parlare di “iperrealismo”, non come corrente artistica ma come la forma più idonea per dare corpo all’ispirazione dell’artista ed al suo intento di trasmettere una sensazione a tinte forti (in senso positivo). |
“Disgusto per l’ingiusto”. Se si volessero rintracciare elementi pop non ortodossi nella produzione artistica di DiegoKoi (cioè lontani da Warhol, per citare un esempio), si potrebbe fare riferimento a questo disegno, dove il colore assume valore espressivo. I tatuaggi del soggetto rivelano l’origine del lavoro dell’artista che all’inizio si è dedicato proprio al disegno dei tatuaggi e la sua primigenia vocazione per la grafica. |
“Noyz”. Altra opera con richiami al mondo del pop, dei graffiti, dei tatuaggi artistici. Da notare l’abilità dell’autore nel far risaltare sulla maglietta la parte bassa del fazzoletto. |
“Prova a fermarmi”: per chi volesse analizzare lo studio degli occhi e dello sguardo nella produzione di DiegoKoi, questo disegno ha un notevole valore esplicativo. L’iride ed il bulbo sono il punto focale dell’opera, i messaggeri del titolo. Da notare l’uso accentuato del chiaroscuro per le orbite. |
“Proprio non capisco”. La carnalità della bocca trova corrispondenza nell’uso dell’ocra per gli occhi. Il quadro offre una serie di rimandi interni che si muovono sul filo del colore. L’opera è un inno alla sensualità, che giunge al suo culmine nelle labbra della donna. “E’ il cuore che parla” si presenta come un disegno molto curato ed elaborato, nel quale l’artista pare voler rendere omaggio ad un suo ideale di bellezza femminile mediterranea, ricca di sfumature e di ombre. L’immagine è profonda e corposa. Oltre che le labbra e gli occhi, vanno ammirate le ombre sulla spalla sinistra della ragazza. |
“Distacco”. Altro disegno che mostra una divergenza rispetto alla rappresentazione fedele (ma sempre funzionale) della realtà. Sembra un’opera di ricerca, che tuttavia dimostra una notevole maturità di elaborazione del tratto, sia nel senso dell’ispirazione, sia per quanto attiene all’uso delle matite. In questo caso, l’attenzione per il volto trova una dichiarazione esplicita nelle forme e nelle misure esaltate del viso. |
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