Il 25 aprile ricorre il 17esimo anniversario della scomparsa di don Giulio Fazio. Avendo parlato molto in questi ultimi mesi di questo nostro parroco-poeta in seguito alla pubblicazione del mio ultimo libro a lui dedicato, desidero riportare qualche stralcio di una recensione alle poesie di Giulio redatta da don Natale Colafati, sacerdote e letterato lametino scomparso qualche giorno fa. Due vecchi compagni di seminario, due amici, due sacerdoti della Curia lametina ma anche due letterati calabresi che hanno “sacrificato” luci ed allori della loro vocazione artistica e letteraria alla vocazione religiosa, due persone umili che hanno scelto si servire gli altri e di impegnarsi nel loro ministero pastorale. Certo, ognuno di noi, come concittadini, amici, compagni di scuola, parrocchiani custodisce dentro di se un ricordo di DON GIULIO FAZIO, non solo come sacerdote ma anche come uomo, come artista e soprattutto come poeta dialettale. Ma vediamo come don Natale Colafati nel 1983 su una rivista calabrese (Calabria Letteraria) molto apprezzata e che ogni buon letterato calabrese conosce bene, scriveva di Giulio.
“Tra tanta poesia di maniera che, tronfia di se ed avida di premi, infesta miriadi di rassegne poetiche, mi è capitata la buona ventura di imbattermi in un umile ma autentico poeta, degno erede dei più illustri e grandi poeti calabresi: Giulio Fazio ……E’ nella realtà di cui è impastata la vita quotidiana che la sua poesia trova terreno fertile. Il poeta osserva uomini e cose con un sorriso che sfuma tra l’ironico per ipocrisia e il benevolo per la fragilità, tra il severo per il desiderio di autenticità e di elevazione e la comprensione partecipe, consapevoli delle comuni
magagne….” .
Poi don Natale proseguiva “….nato nel 1940 a Feroleto, dove vive, dal carattere schivo e naturalmente avverso ad ogni ufficialità ma dalla sensibilità viva, pronta a cogliere ogni sfumatura di ciò che lo circonda, e dall’ispirazione genuina che nobilita ciò che tocca e si esprime in forme limpide e piacevoli, che penetrano nelle fibre più intime come una boccata di ossigeno puro e spingono ad un nuovo cammino con ritrovata lena…. E’ un umanità sofferta quella del Fazio oscillante tra l’osservazione timida e staccata e la compartecipazione responsabile. In questa altalena di sentimenti il severo giudizio morale si piega da trilussiana condanna ed astensione, quasi smarrita, da ogni giudizio. Ed i fatti scorrono e le persone si avvicendano con le loro piccole storie, rifiutando ogni verbosa valutazione……” ( stralcio tratto dal libro di Franco Falvo “Don Giulio Fazio-pastore e poeta della quotidianità).
Note: la foto che ritrae don Giulio è stata tratta dall’ Europeo, settimanale politico e d’attualità del 2 agosto 1967 dal titolo “Omicidio per magia” a firma di Gianluigi Melega nel quale si parla di un episodio avvenuto a Conflenti in quel periodo e del quale parleremo in un prossimo articolo.
Franco Falvo