SANTA MARIA MAGGIORE
Fra gli edifici esistenti ed esistiti a Feroleto Antico, quello che riveste una certa importanza è la chiesa di Santa Maria Maggiore, dedicata alla natività della Vergine.
Santa Maria Maggiore fu eretta nel 1612 ma i lavori preparatori iniziarono molti anni prima ( se si da credito ad una data scolpita su uno dei due muri di sostegno, che è del 1531).
Nel 1638 fu quasi completamente distrutta da terremoto, ma subito dopo parzialmente ricostruita.
Nel 1696 per interessamento dell’arciprete don Ferdinando Andreaggi, vennero edificate le due ali della chiesa e successivamente , nel 1733, vi fu aggiunta anche la sacrestia.
C’è da specificare che in seguito a questi lavori alcune parti della chiesa subirono spostamenti, sicchè l’altare maggiore fu sistemato acconto al campanile dove una volta era l’atrio e questo andò ad occupare l’area lasciata libera dall’altare maggiore. Tale disposizione è quella che si può osservare anche oggi, la pianta non subì variazioni e rimase sostanzialmente la stessa : a tre navate poggiata su pilastri; il campanile fu modificato, in qualche particolare architettonico solo all’inizio del 1900 e così rimase.
Sotto il pavimento di questo grandioso edificio sacro, un tempo vi erano numerosi sepolcri. Infatti una volta si usava seppellire i morti in questi luoghi prima che Napoleone istituisse la legge che vietava le sepolture all’interno dei centri abitati.
Purtroppo questi sepolcri furono profanati e distrutti negli anni settanta in seguito a grandi lavori di restauro che interessarono soprattutto la pavimentazione.
La chiesa matrice nel 1769, al tempo in cui era retta da un arciprete e da un parroco , conservava nel suo interno le seguenti pregevoli pitture:
-la natività della Vergine Maria;
-l’ Immacolata;
-San Nicola da Tolentino;
-Sant’Antonio da Padova e San Francesco;
-Il cuore di Gesù;
-San Giuseppe e San Girolamo;
-L’ Assunta con papa Silvestro e l’imperatore Costantino;
-San Giovanni Battista.
Tra tutti questi capolavori, che hanno oltre due secoli di vita e che si trovano tutti, ad eccezione del quadro di San Giovanni Battista, all’interno della chiesa, quello che suscita particolar interesse ed attrae ogni attenzione è la tela della natività della Vergine Maria .
Questo dipinto che misura m. 2,30 x 1,70 fu trafugato nella notte tra il 14 e 15 agosto 1968, ritrovato dopo 19 anni e successivamente restaurato è stato riportato nella chiesa nel 1991; oggi è protetto con un sistema di allarme. La gente del paese stima da sempre questo quadro e ne ha un religioso rispetto tanto che è stato identificato sempre come “il quadro divino” o più affettuosamente “U quadru do Bombinella”. Si ricorda ancora che anche nel 1927 fu perpetrato un altro furto nella stessa chiesa. Probabilmente i ladri desideravano rubare il quadro della natività e invece portarono via un altro quadro, anch’esso prezioso ma di valore minore. C’è da pensare che il quadro sottratto può essere quello di San Giovanni Battista dal momento che questo dipinto non è più presente all’interno dell’edificio.
Oggi nella chiesa si possono ammirare molte decorazioni e considerevoli opere. All’interno della cupola centrale che sovrasta l’altare maggiore, si notano gli affreschi seguenti: i sette doni dello spirito santo, i quattro evangelisti e nella zona bassa le quattro virtù cardinali ( Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza) . Di la della cupola, sulla parete di fondo, posta dietro l’altare maggiore, appare un’altra pregevole tela, raffigurante la Deposizione . Tutti questi affreschi, rispetto alle tele di cui ho parlato precedentemente, sono molto recenti; infatti risalgono al 1945 e sono opera del noto maestro Giorgio Pinna scomparso il 27 aprile 1988. Spostandoci nella navata destra e per esattezza sotto la sua cupola ( di piccole dimensioni rispetto a quella centrale) si notano nella sua facciata interna altri affreschi che ritraggono le immagini di Sant’Agostino, San Girolamo, San Gregorio Magno e Sant’Ambrogio. Sempre nella stessa navata in prossimità della porta d’ingresso, nella parete, è stata scolpita una suggestionante e mistica statua del Cristo Risorto, opera del maestro Maurizio Carnevali.
Un notevole valore storico hanno anche alcune statue scolpite in legno massiccio risalenti a decine di anni fa e raffiguranti le immagini di San Silvestro e San Nicola.
I fedeli un tempo trascorrevano ore intere davanti a queste statue per loro miracolose, a chiedere “grazie” .
All’interno di Santa Maria Maggiore erano anche custoditi molti oggetti sacri tra cui alcuni calici, in metallo prezioso, candelieri, crocefissi, inginocchiatoi. Purtroppo molti di questi in tempo di guerra furono rubati o venduti da chi ignorava il loro reale valore storico a gente forestiere.
IL SANTUARIO DI DIPODI
Oggi il santuario di Dipodi rimane uno dei pochi monumenti e luogo di culto religioso mariano della diocesi di Lamezia Terme e dell’intera regione. Alcuni anni fa è stato inserito nel progetto “Consorzio Calabria Giubileo 2000”, un progetto che mira alla promozione ed alla valorizzazione del culto mariano nei santuari calabresi e che ha come fine anche la promozione e la conoscenza del contesto socio-culturale nel quale i luoghi di culto sono inseriti. Concretamente, come è stato ribadito più volte, attraverso i progetti strategici che comprendono i santuari mariani ritenuti da sempre luoghi di aggregazione per tutti i calabresi, si intende rilanciare l’immagine della nostra regione.
Per arrivare al santuario bisogna lasciare la vecchia statale 18 per Catanzaro in prossimità del bivio che porta a Pianopoli ed imboccare una piccola strada, oggi asfaltata ed illuminata, che si inerpica per la collina a valle della quale scorre il torrente Sant’ Ippolito. La presenza di una fitta e rigogliosa vegetazione che circonda il santuario rende ancora più suggestivo il paesaggio ed invita il pellegrino alla meditazione ed alla preghiera.
Secondo quanto affermato dal Fiore, possiamo ritenere che, secondo le deduzioni riportate da un antica cronaca greca la costruzione del Santuario sarebbe avvenuta nel 314, ossia circa 1700 anni fa, mentre secondo il parere di altri storici, tra cui lo stesso Fiore, la costruzione del Santuario sarebbe avvenuta intorno all’anno mille e venti, quando i saraceni occuparono la città di Maida. In questo periodo il papa che fu in Calabria non fu Silvestro, come si narra nel vecchio documento, ma Callisto II che fu veramente in Calabria nel mese di dicembre del 1121 dove sostò per alcuni giorni nella città di Nicastro nel suo viaggio con destinazione Mileto, sede dei Normanni, per cercare di portare la pace tra i due fratelli Guglielmo e Ruggero di detta famiglia. Callisto II quando ripartì da Nicastro fece una breve tappa al santuario di Dipodi e qui elargì molte indulgenze; ciò viene anche confermato nel volume “La diocesi di Nicastro” di padre Francesco Russo. Padre Francesco Russo riporta che Callisto II si fermò pochi giorni in un piccolo convento, adiacente alla chiesa di Dipodi, appartenente all’ordine dei Canonici Regolari di S. Agostino e viene chiarito che non bisogna confondere questi frati con quelli dell’ordine degli agostiniani ai quali il santuario passò solo nel 1604.
Questo particolare avvenimento, riguardante la visita di Callisto II, viene confermato anche dal Pacichelli il quale, nella sua opera “Il Regno di Napoli in prospettiva”, parlando di Feroleto, si esprime così: “il celebre santuario della Madonna de Puris , pochi chilometri distante, fu visitato da papa Callisto II, che lo arricchì di molte indulgenze.” In un periodo molto più recente, stiamo parlando del 1975, un appassionato di storia locale, Giuseppe Mauro, nel libro “Amato, dalle origini ai giorni nostri”, in un breve capitolo dedicato ai normanni e sulla base di alcune sue ricerche, sostiene che la nascita del santuario di Dipodi risale a questo periodo ed inoltre conferma anche la visita in questo luogo del pontefice romano Callisto II. Secondo Mauro il pontefice era giunto a Nicastro il 9 dicembre del 1121 dove aveva consacrato la cattedrale e, prima di proseguire per Mileto dove doveva consacrare la chiesa abbaziale della SS. Trinità, si fermò alcuni giorni al santuario della Madonna di Dipodi in territorio di Feroleto Antico.
Il Santuario di Dipodi lungo il corso dei secoli è stato indicato con tre differenti denominazioni: Santa Maria de Puris, Santa Maria Visitapoveri e Santa Maria di Dipodi. La spiegazione di questi tre significati ci viene data da Pietro Bonacci, per molto tempo archivista della diocesi di Nicastro nonché attento studioso ed autore di preziosi volumi di storia locale .
-Santa Maria de Puris che significa: Santa Maria madre dei puri di cuore e deriva dall’aggettivo- sostantivo latino “purus;”
-Santa Maria Visitapoveri che stà per : Santa Maria visitata prevalentemente dai poveri, che una volta costituivano la parte prevalente della popolazione locale.
-L’origine del terzo titolo del santuario, Dipodi, ci viene spiegato dal parroco di Feroleto don Gregorio Renda rispondendo al primo quesito, posto da Mons. Candido prima della visita pastorale del 1883. Ecco quanto viene scritto a tal proposito:” La chiesa rurale di Dipodi porta il titolo dell’Assunta Maria SS.made’ Puris. E’ sita nel fondo denominata Dipodi, di pertinenza del sig. Francesco Aiello e perciò detta di Dipodi.”
La Chiesa di Dipodi nel corso dei secoli fu continuamente sottoposta a restauri ed abbellimenti. I cittadini di Feroleto si mostrarono sempre molto attenti e devoti a questo santuario.
La chiesa di Dipodi per molto tempo fu affidata alle cure degli Agostiniani di Feroleto, i quali vi dimorarono nel 1726, come risulta da una relazione di Mons. Domenico Angeletti alla Sacra Congregazione del concilio. Tuttavia anche durante l’assenza di questi frati Agostiniani, la chiesa di Dipodi rimase aperta al culto religioso poiché era considerata dalla legge del tempo un santuario di speciale devozione.
Durante l’assenza dei frati agostiniani e precisamente dal 1784 al 1796, dal 1809 al 1819 e dopo il 1886, la chiesa di Dipodi rimase sempre aperta al culto poiché fu classificata come “Un santuario di speciale divozione del popolo”, sia dalla legge del 7 agosto 1809 emanata dai francesi che dalla legge del 7 luglio 1866 emanata dallo Stato italiano. Entrambe le leggi prevedevano che i santuari e le chiese coadiutrici delle parrocchie, venissero gestite da un Rettore, che veniva nominato dal vescovo della diocesi di appartenenza.
Sino a pochi anni fa c’era in paese la tradizione, durata pochissimo tempo, di portare a piedi , con una solenne cerimonia, la Madonna di Dipodi dal santuario nella chiesa madre di Feroleto Antico percorrendo un tratto di circa sette chilometri. Questa usanza è nata nel 1855 in seguito ad un epidemia di colera che colpì numerosi paesi della Calabria. Dopo ben 106 anni fu ripresa dai feroletani questa caratteristica usanza. Era il 1962 e tale evento per il paese costituì un grande avvenimento religioso. A distanza di altri 43 anni, ossia nel 2005 la statua della madonna di Dipodi esce dal santuario per recarsi in pellegrinaggio alla cattedrale di Lamezia Terme dove vi resterà per tutto il mese di maggio. Negli anni seguenti l’esperienza si ripete e nel 2007 nel suo percorso verso Lamezia (dove si fermerà circa un mese) fa tappa un giorno a Pianopoli ed uno a Feroleto Antico.
IL SANTUARIO OGGI. Oggi la funzione principale riconosciuta a questo santuario è quella di essere una “Casa di spiritualità”, ossia un luogo quasi esclusivamente riservato alla meditazione ed alla preghiera.
Oggi sia all’interno che all’esterno la chiesa presenta strutture molto semplici e lineari, in cui sono assenti cupole, cornici, archi o fregi di sorta; nella parte alta si scorgono, come precedentemente detto, delle grosse capriate in cemento eseguite di recente e a sostegno del tetto. Superata la porta d’ingresso appare subito, in profondità, un piccolo altare sul quale poggia l’effigie della Madonna, una statua di scuola napoletana risalente al 1600 : è la beata Vergine di Dipodi. Sulle pareti o in alto non si vedono decorazioni vistose che possono distrarre l’attenzione di chi è entrato per pregare: gli unici ornamenti sono alcune sculture in legno di recente fattura, sistemate sulle pareti come altorilievi e sono opera del maestro Bruno Barilà e rappresentano : la Pietà, la Madonna, la Sacra Famiglia ed il Cuore di Gesù.
L’avvenimento che si ripete ogni anno ininterrottamente da diversi secoli è la grande festa del 15 agosto. In questo giorno ma anche nei due giorni precedenti, il santuario si trasforma in mèta di pellegrinaggio per migliaia di fedeli e pellegrini provenienti da ogni parte della Calabria. La gente, legata profondamente alla secolare tradizione, aspetta questa particolare ricorrenza per fare visita alla Beata Vergine.
Molti avendo fatto dei voti vi giungono scalzi, altri vengono, per dedicare questo giorno alla preghiera, ed altri ancora per accendere una candela o cantare inni alla Madonna nella speranza di ricevere la grazia richiesta. Ancora oggi molta gente, seguendo un antica tradizione, la notte tra il 14 e 15 agosto si incammina a piedi scalzi per giungere nelle prime ore dell’alba al santuario ed ascoltare la santa messa.
Sino a pochi decenni fa era molto sentito il “rito delle verginelle” che consisteva in una particolare dimostrazione di fede e di devozione ; gruppetti di bambine in abito bianco e con velo sulla testa che guidavano un corteo di pellegrini sino al santuario inneggiando lungo il tragitto lodi alla Madonna, ma di questo ne parleremo in un apposito capitoletto. Ancora oggi, molti devoti e fedeli, negli ultimi quindici sabati che precedono la festa del 15 agosto vi si recano la mattina presto a piedi sia da Feroleto Antico che da Pianopoli.
Ma ritornando alla grande festa del santuario bisogna dire che essa è un richiamo anche per molti commercianti che, lungo la strada che giunge sino in chiesa, allestiscono le loro baracche e bancarelle ricche di prodotti locali e di utènsili di vario genere. La festa è stata per il passato un vero momento di aggregazione della gente del circondario perché rompeva l’isolamento delle persone che vivevano nelle campagne, rompeva la solitudine dei contadini, abituati da sempre a vivere da soli nelle loro misere casette e dove , nei dintorni, trascorrevano quasi l’intera giornata a pascolare i loro greggi. Solo in questo giorno dedicato alla Madonna del santuario di Dipodi erano disposti a socializzare e a trascorrere momenti completamente diversi dalla vita quotidiana, e così visitavano la fiera degli animali che si teneva nella parte bassa della collinetta in prossimità del torrente sant’Ippolito, ballavano al suono delle zampogne o degli organetti, assaggiavano i prelibati panini o cibi cotti che venivano preparati in luogo in apposite bettole ma anche si rifugiavano nella chiesetta dove vivevano intensi momenti di preghiera. Il luogo era sempre pieno di gente diversa e che si alternava in canti e preghiere.
Nota. Per ulteriori approfondimenti si rimanda al libro di Franco Falvo: “ Il santuario di Dipodi, la leggenda, la storia, l’attualita’”, Edizioni Spada, pag. 100, anno di pubblicazione 2002 ;
IL SANTUARIO DI DIPODI secondo il parere di alcuni storici ed appassionati di storia locale
SAN NICOLA DI BARI
Un edificio sacro di notevole importanza per l’abitato di Feroleto è stata la chiesa di San Nicola di Bari, in seguito elevata a parrocchia. Questa, ubicata, proprio sul lato della piazzetta era molto frequentata dai fedeli, i quali, vi svolgevano regolarmente insieme al sacerdote le normali funzioni religiose.
Nel suo interno erano conservati diversi dipinti, tra cui uno che merita di essere menzionato per il suo valore artistico e che era proprio posto sull’altare maggiore: era la raffigurazione dell’ascensione di Cristo e della Vergine e, nella parte bassa del dipinto, la raffigurazione delle anime del Purgatorio.
Coninuando la storia di questa chiesa va aggiunto che in seguito al catastrofico terremoto del 1638, che ridusse in cattivo stato l’edificio, furono eseguiti necessari restauri.
A lavori ultimati (era l’anno 1723) con un decreto vescovile del 1724 fu ripristinata -quasi a dare inizio ad una seconda vita della chiesa, – l’antica confraternita, detta del Purgatorio, richiesta da molti fedeli a mons. Angeletti.
Il decreto vescovile col quale fu ripristinata questa confraternita conteneva delle condizioni importanti che i confratelli erano tenuti a rispettare, come per esempio fare esercizio di pietà in tutti i giorni di festa guidati dal padre spirituale, oppure essere tenuti a pagare una piccola somma di denaro per la manutenzione ordinaria della chiesa e così via.
“….Da un verbale redatto il 5 febbraio 1883 risulta che le cariche sociali esistenti nella confraternita del Purgatorio erano numerose. Durante la citata assemblea dei fratelli, infatti, furono eletti il Priore, il segretario, l’esattore, un secondo segretario, un maestro dei novizi, un maestro delle cerimonie, un gonfaloniere, un cantore, un infermiere, un organista, un sacrestano, un tabellario, due razionali, il procuratore della festa del Carmine ed un procuratore della festa dell’Addolorata”.
I ruderi di questa chiesa furono fatti scomparire definitivamente nel 1969 – 1970 , per dare più spazio alla piazzetta Mangani. Comunque per la sua posizione centrale nel paese, la sua vecchia loggetta delle scale esterne posta sul lato ma sporgente sulla piazza, fu utilizzata spessissimo – prima della sua definitiva demolizione – dai politici in occasione dei comizi elettorali.
SAN FILIPPO E GIACOMO
Il convento di San Filippo e Giacomo, detto anche Petrolìo, sorgeva sul monte San Filippo, in territorio di Feroleto Antico, sopra la moderna Pianopoli. Il Fiore scrive a tal proposito:“ SS. Filippo e Giacomo di Feroleto, monasterio antichissimo fabbricato sopra l’eminenza di un colle, che riguarda l’abitato della parte orientale, che oggidì chiamasi S. Filippo e di cui tutt’ora nei tempi presenti se ne veggono le rovine. L’antichità si argomenta da una campana di duecento libbre incirca, di cui si veggono le immagini dè Santi Apostoli coll’arme di Feroleto, cioè un soldato con ferro e teschio in mano, e vi è ancora a chiarissimi caratteri l’anno in cui fu fatto, ed è il 616.”
Questa data del 616 è inverosimile per alcuni, ed in realtà mancano delle notizie precise. Oggi la campanella si trova nella chiesa di Santa Maria Maggiore.
Secondo padre Russo invece il Convento fu fondato dai Normanni ( dovrebbe risalire pertanto al secolo XI) che lo dotarono con i beni di un precedente cenobio brasiliano. Il medesimo ci fa sapere che il periodo più florido per i monasteri della Calabria fu quello sotto Federino II, grazie alla tolleranza del suo governo.
Con lui si erano per esempio avvantaggiate le abbazie latine di Sant’ Eufemia e di Corazzo.
Negli anni 1457-1458 fu visitato dall’inviato apostolico d’Athanase Chalckeopoulos, il quale constatò che la badìa ormai era ”deducta ad ruinam”.
La reggeva un certo frà Antonio di Feroleto il quale, in un primo momento, non si volle nemmeno incontrare con il Visitatore Apostolico.
L’ascesa del monachesimo latino, favorito dai normanni, aveva segnato il declino del monachesimo greco. I cenobi greci più piccoli sparirono presto; i grandi, come quelli di San Filippo e Giacomo resistettero più a lungo ma ebbero una vita assai grama. Il cenobio di San Filippo e Giacomo, durante il seicento e settecento, cadde in commenda ed una parte dei suoi beni terrieri furono rapinati dai proprietari limitrofi e dagli amministratori dei commendatari che vivevano ordinatamente a Roma.
Quello che era rimasto in parte fu venduto dalla Cassa Sacra (1784-1796) ed il resto dallo stato unitario dopo il 1867”.
Attualmente al posto di questo convento del quale sembra sia rimasto solo un antico portale ed alcuni muri portanti è sorto un ristorante.
IL CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI
A Feroleto nella parte alta del paese esisteva un imponente convento degli agostiniani. I frati che vi dimoravano avevano sotto la loro tutela e gestione anche il santuario di Dipodi. Nel periodo compreso tra gli anni 1774 e 1886 il loro grandioso convento fu soppresso per ben tre volte: una volta nell’anno 1784 dalla Cassa Sacra in quanto esso era costituito solo da dodici frati; la seconda volta nel 1809 dai francesi ed infine una terza volta , nell’anno 1886, e fu quella definitiva, dal Governo italiano.
“Nell’archivio della diocesi si conserva il decreto del 20 settembre 1809, con il quale l’intendenza della provincia dietro regio mandato, soppresse il Convento degli Agostiniani Calzati di Feroleto. Il dispositivo, a stampa, è rivolto ad un certo Mangani, che doveva essere il delegato governativo. Allo stesso, in base all’art. 32 del Real decreto di Gioacchino Murat, viene ricordato che: “ pendente la soppressione e dopo della medesima, i santuari di speciale devozione del popolo e le chiese coadiutrici non devono restare mai hiuse e vi si devono eseguire tutte le solite funzioni….” . nell’archivio della diocesi inoltre, è custodito un altro documento del 29 giugno 1889, con il quale molti cittadini di Feroleto si rivolsero al vescovo Valensise, per “pregarlo caldamente affinché si ricordasse in ogni anno della chiesa di Sant’Agostino” ed esprimono l’auspicio “ che sia completamente riattata con i superi della chiesa di Dipodi”. I supplicanti, inoltre, riferiscono al vescovo i lavori che avevano fatto alla suddetta chiesa negli ultimi due anni: il 1887 avevano speso L. 147,08 “ per il ribasso del campanile e copertura dello stesso”, ed il 1888 L. 309,43 “ per il restauro del muro destro “ del sacro edificio”.
Successivamente alla definitiva chiusura del Convento degli agostiniani tutto ciò che apparteneva ai frati ( il monastero, i beni in esso contenuti e lo spazio tutt’intorno al fabbricato), mediante una legge del tempo venne venduto in un asta pubblica al sig. Francesco Mangani, mentre invece la chiesa ancora in ottime condizioni, venne affidata al Comune.
Il monastero e la chiesa nel corso degli anni sono andati lentamente in rovina ed i loro ruderi anziché essere protetti e valorizzati sono stati demoliti alcuni decenni fa, con un provvedimento dell’amministrazione comunale del tempo per creare al loro posto una moderna scuola media.
LA CHIESA DELL’ANNUNZIATA
Questo sacro edificio , di modeste dimensioni era situato nella parte alta del paese ma più come edificio sacro, veniva usato come fortezza dai d’Aquino in quanto era stato costruito secondo norma di fortificazione e difesa. Infatti molti ritengono che si sia trattato di un piccolo castello o meglio di una casa fortificata, avendo delle robuste torri di difesa agli angoli e numerose feritoie che permettevano di avere un ampia veduta della zona circostante. Da qui ci si poteva difendere benissimo da eventuali assalitori.
Essa fu proprietà dei D’Aquino fino a quando, verso la fine del settecento, non passò al demanio.
Quando fu vescovo Mons. Giambo, ossia nel periodo compreso tra il 1916 e il 1955, i pochi ruderi di questo edificio furono ceduti all’amministrazione comunale.
Oggi di essa non è rimasto quasi nulla.
CHIESETTA DEL SILENZIO
Questa piccola e moderna chiesa è sorta nel 1985 per volontà del defunto parroco don Giulio Fazio ristrutturando un vecchio fabbricato ubicato alle spalle della chiesa madre di Santa Maria Maggiore. Molto semplice nei lineamenti nel suo interno conserva alcuni quadri realizzati da don Giulio Fazio.
BREVI NOTIZIE SU EDIFICI SACRI NELLE FRAZIONI
Anche nelle frazioni del comune sono state costruite tra il 1800 e l’inizio del 1900 alcuni edifici sacri per venire incontro alle esigenze spirituali degli abitanti delle piccole frazioni che cominciavano a sorgere e ad espandersi .
A Ievoli nei primi anni del 1800 (alcuni documenti lasciano pensare che era il 1803 quando furono ultimati i lavori) venne edificata nella parte più alta del piccolo borgo la chiesa dedicata alla Madonna Addolorata. Recentemente, nel 1984, furono effettuati lavori di restauro parziale. Oggi nel suo interno conserva una statua della Madonna Addolorata e numerosi paramenti sacri nonché un prezioso crocefisso donato alla chiesa dallo scultore e pittore Inis . La chiesa di Ievoli come quella di Polverini appartengono alla parrocchia di Ievoli e il sacerdote responsabile da molti anni è don Giacomo Panizza, uomo molto impegnato anche nel sociale.
-A Polverini nel 1809 vennero ultimati i lavori per la costruzione della chiesetta dedicata alla Madonna dell’Assunta. Molto semplice nell’interno conserva un piccolo quadro raffigurante la processione della Madonna che si svolge ogni anno l’ultima domenica di agosto, i quadri della Via Crucis, e sul soffitto una tela che rappresenta la Madonna dell’Assunta realizzata dal pittore Giuseppe Palmieri.
-A Vaiola la chiesetta sorge verso la fine del 1800 e la prima messa, a lavori ultimati, venne celebrata nel 1869 mentre nel 1871 venne istituita la prima festa della Madonna. Nel 1978, dopo essere rimasta chiusa per molto tempo, venne riaperta ai fedeli ed oggi, una volta a settimana, si celebra la santa messa. Molto semplice e piccola di dimensioni al suo interno vi è un piccolo altare e al lato vi è posta una statua della Madonna.
-A Cardolo invece sono stati ultimati i lavori di costruzione della chiesa dell’Annunciazione voluta da Sua Ecc.za Mons. Vinc Rimedio e la cui prima pietra è stata posta nel 2003 alla presenza del vescovo e del parroco della parrocchia di Accaria don Tonino Fiozzo.
Dal 2014 la chiesa di Cardolo è il primo santuario del centro sud ad essere intitolato a San Giovanni Polo II.
Da citare anche le chiesette private di Baratta e di Bonocampo, costruite oltre un secolo fa ed oggi entrambe in stato di abbandono . La chiesetta di Baratta fu fatta costruire dal barone Cosentini a pochi chilometri dal santuario di Dipodi – nel 1940 circa – nella sua proprietà privata . La facciata principale è dominata da due snelli campanili e da un corpo centrale sul quale sono visibili alcuni stucchi ed un rosone posto sul portone d’ ingresso. All’interno conserva ancora un piccolo altarino delimitato da due piccole colonne e da una volta. L’ultimo restauro risale all’anno 1955 ad opera del maestro muratore di Feroleto Antico Giosuè Scamardì su commissione della stessa famiglia Cosentini. Oggi versa in pessime condizioni.
–La chiesa di Bonocampo invece è sorta precedentemente, probabilmente il 1881, e fu costruita nella proprietà dei Comas nella località denominata Bonocampo. Oggi, ormai in stato di rovina, si possono ammirare le volte e le decorazioni presenti all’interno e quello che rimane dei muri esterni.
-Infine va detto anche che da circa 30 anni a Feroleto Antico nella sola frazione Cardolo è presente anche il culto dei Testimoni di Geova i quali nel 2003 in questa frazione, hanno inaugurato una loro sede dove si riuniscono due volte a settimana (il giovedì e la domenica).